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Leggendo le risposte di Serena e Simona alla discussione "Bisogno di cose" mi è sorta una domanda: L'uomo è in grado di vivere in simbiosi con la natura? Ha mai vissuto in simbiosi con essa?

Vi lascio un link di un film molto interessante che tratta della scelta di slegarsi dal materialismo e vivere completamente immersi nel mondo naturale:

http://www.youtube.com/watch?v=Ziigj2fhRek

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Risposte a questa discussione

Per chi volesse leggere un romanzo interessante (se pur datato e anche poco probabile per la nostra situazione italiana).

Io sto nei boschi di George J. Craighead

Qui un'articolo di Wikipedia

Abbiamo utilizzato questo libro all'interno di un'attività didattica del 2007 - vai a vedere questa pagina

 Se vi andrà lo potrete leggere .. si trova nella mia vetrinetta!

Non ho mai visto questo film, quindi propongo di vederlo tutti assieme!!

Tu, Erica, parli di simbiosi con la Natura: secondo te è possibile? in quanti ce la farebbero?

Io vedo una divisione della tipologia di persone in 2 parti: quelle che vivono nelle città e quelle che vivono nella Natura

A mio parere le seconde sono più felici delle prime; è vero non hanno una TV a schermo piatto, non hanno la lavatrice, non hanno la Nutella etc.. eppure sorridono. Hanno anche loro problemi ma sembra che li affrontino a testa alta.

E noi?noi che viviamo in città? cosa facciamo? Abbiamo completamente perso qualsiasi istinto e questo è veramente triste. L'unico istinto che penso non cesserà mai è quello di cercare qualcosa che ci renda felici, per cui compriamo cose, mangiamo troppo... perchè sono le uniche cose da fare che crediamo ci renderanno felici.

Che tristezza!!

P.S. io ho un gran tornado in testa e spesso, credo, non si capisce quello che voglio dire..soprattutto per iscritto, quindi chiedo perdono :D

..stavo cercando qualcosa su marzabotto, su Don Fornasini, sull'eccidio.. eee mi è apparso questo bel video sulle armi

http://www.youtube.com/watch?v=FpQiMBh3-Gw

è solo la prima parte, però lo trovo interessante (sarà per la presenza di Alberto Angela?? :D)

L’ideale sarebbe evitare di tirare le cuoia come il protagonista di Into the Wild!

Bisogna però intenderci su cosa significhi “in simbiosi”. Un conto è una valutazione etica, basata sui sentimenti e su un punto di vista antropomorfo e antropocentrico della natura, ossia di quello che a noi pare essere una simbiosi. Un altro paio di maniche è una valutazione basata su dati e fatti. Ritengo utili due esempi su tutti, che smontano due dei più comuni “falsi miti” riguardo al rapporto uomo-natura e su presunte simbiosi e/o contrapposizioni tra queste due entità, che non sono poi così separate.  

Il primo esempio curioso è il fatto di considerare le popolazioni indigene di un luogo “in armonia” con la natura “a priori”, perché vivono nel luogo da secoli  ma soprattutto non hanno uno stile di vita occidentalizzato: semplificando al massimo,  non sono consumisti, non hanno industrie o mezzi di trasporto, inquinano relativamente poco e conducono una vita semplice e frugale. L’immagine bucolica della natura ci fa dire: “Meglio di così!?”.

Ci sono un po’ di articoli scientifici pubblicati da Alvard in cui l’antropologo si è occupato di confrontare due tribù diverse di un popolo amazzonico, i Piro: una tribù cacciava col fucile a pallini, mantenendo però  modalità di caccia e d’ingaggio delle prede analoghe alla seconda tribù, questa più tradizionalista in quanto cacciava con arco e frecce. Il ricercatore si è premurato di vedere che animale inseguivano i Piro con l’idea di cucinarlo (ed in che percentuale), che abbondanza e che tasso riproduttivo avessero le loro prede, e l’età dei capi abbattuti. Le ipotesi testate sono due ed antitetiche: o i Piro adottano un tipo di caccia che massimizza la resa contingente (foraggiamento ottimale), oppure seguono l’approccio volto alla tutela delle loro prede per permetterne lo sfruttamento “ad oltranza” (approccio conservazionistico).

Il risultato emerso è che, pur usando armi diverse (fucili vs arco), l’impatto sulle popolazioni animali è lo stesso. Entrambi i gruppi cacciano le prede che più convengono loro, infischiandosene della loro capacità riproduttiva o della loro abbondanza locale. Anche per quanto riguarda l’età delle prede, a finire in casseruola sono soprattutto adulti, quando le dinamiche di specie prevedono invece giovani in sovrannumero (per compensare l’alta mortalità) e anziani che non hanno più un ruolo ecologico nelle dinamiche di popolazione. Anche la selezione delle zone di caccia non segue alcun approccio conservazionistico: cacciano dove trovano, anche in aree già pesantemente sfruttate dalla loro attività venatoria.

L’impatto ridotto di questi gruppi umani è quindi dovuto unicamente alla loro modesta consistenza numerica, non al fatto che essi pratichino consapevolmente delle tecniche di “foraggiamento sostenibile” preoccupandosi del destino delle loro prede.

Il secondo esempio vede l’attribuzione delle estinzioni animali principalmente all’opera dell’uomo moderno. Inaspettate evidenze sperimentali si possono rintracciare nell’ipotesi dell’Overkill, altrimenti nota come Human Blitzkrieg. I record fossili esaminati (riferiti a Nord America, Europa, Australia e Nuova Zelanda) permettono di correlare l’estinzione della megafauna all’arrivo dell’uomo. E non si chiama in causa il cacciatore bianco o l’inquinamento. Ci si riferisce a 14.000-10.000 anni fa per il Nord America, colonizzato dall’Asia attraverso lo stretto di Bering ad opera di Homo sapiens. In Europa si va ancora più indietro, a circa 40.000 anni fa con Homo neanderthalensis che eradica l’elefante europeo Paleoloxodon antiquus o, 14.000 anni fa, con H. sapiens che debella i grandi carnivori. Sorte analoga subirono i megamarsupiali di Australia e Nuova Zelanda, che sparirono qualche migliaio di anni ( un battito di ciglia in termini evolutivi) dopo l’arrivo dell’uomo. In aggiunta, queste estinzioni non sono correlabili con cambiamenti climatici o cataclismi, poichè nei record non ve ne è traccia. A durare di più sono stati i grandi mammiferi africani: in questo caso, la loro coevoluzione con quelle strane scimmie scese dagli alberi e diventate bipedi ha permesso loro di tenerci testa fino a quando ci siamo sottratti ad alcune regole della selezione naturale.

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